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Sull’equivalenza tra Ccnl il correttivo appalti apre la strada al dumping contrattuale

«Siamo molto preoccupati che si possa aprire una falla». La presidente Ance, Federica Brancaccio ripete spesso questo concetto, analizzando le norme sulla contrattazione collettiva, inserite nel decreto correttivo al Codice appalti, oggetto in questi giorni di un ciclo di audizioni presso le commissioni Ambiente di Camera e Senato.

La sua preoccupazione nasce da un allegato (I.01), che punta a disciplinare i criteri e le modalità per l’individuazione, nei bandi e negli inviti, del contratto collettivo da applicare. A fare da guida, in base a queste regole, non sarà più solo l’oggetto dell’appalto, ma entreranno in gioco anche altri indicatori, che possono consentire di stabilire l’equivalenza tra un Ccnl e l’altro. Si tratta, però, di criteri non sufficientemente chiari e puntuali, che rischiano di far considerare equivalenti contratti che in realtà non lo sono, dando spazio a strumenti che rischiano di abbattere le tutele per i lavoratori.

«Il problema – spiega Brancaccio – è molto forte per l’edilizia, che è un settore con un sistema bilaterale articolato, frutto del lavoro di anni per garantire a lavoratori e imprese alti standard di sicurezza e qualità a tutela di tutti. Pericoloso consentire ad altri soggetti di provare a sostituirsi al sistema attuale senza adeguati parametri di terzietà e di professionalità». Il pericolo – prosegue la presidente Ance – è infatti «smontare il sistema di regole attuali senza prevederne di nuove. Una deregulation pericolosa e dannosa soprattutto per i cittadini e per la sicurezza. Un tema sul quale invece dobbiamo tenere alta la guardia come giustamente le più alte istituzioni ci richiamano a fare».

La questione è talmente rilevante e preoccupante che, nel corso delle audizioni, è stata sollevata a più riprese sia dalle parti datoriali che da quelle sindacali: molti evocano, più o meno esplicitamente, fenomeni di dumping contrattuale.

Dice Alessandro Genovesi, responsabile contrattazione inclusiva, appalti e lavoro nero della Cgil: «Il punto è l’equiparazione che il comma modificato (tramite l’allegato) introduce sia tra indicatori tra loro diversi e non per forza sempre compatibili tra loro, sia tra Ccnl in realtà non equivalenti, con effetti di dumping contrattuale e di ribasso di fatto mascherato rispetto al Ccnl leader». Allo stesso tempo, per Genovesi, «aumentano le incertezze delle norme, con il rischio di impugnative».

Secondo Cna e Confartigianato, il correttivo su questo punto fa confusione perché «per il settore edile, è acclarato quali siano i Ccnl stipulati dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e per i quali sussiste già la suddetta presunzione di equivalenza delle tutele».

Per fare una comparazione efficace, «i parametri da considerare dovranno necessariamente ricomprendere anche un sistema di bilateralità che abbia le stesse caratteristiche, anche di terzietà, di quello promanante dai suddetti Ccnl, al fine di evitare l’elusione di consolidati istituti normativi posti da decenni a presidio della legalità, della regolarità delle imprese e della tutela della formazione e della sicurezza dei lavoratori».

Fonte Norme & Tributi Plus – Il Sole 24ore