Il percorso sulla certificazione per la parità di genere non accenna ad arrestarsi.
Hanno superato “quota cinquemila” le imprese certificate con gli importanti benefici che ne derivano. E che si sostanziano in:
- una decontribuzione previdenziale dell’1% sul massimale contributivo fino ad 50.000,00 euro annui;
- un punteggio premiale nelle gare di appalto pubbliche;
- una riduzione del 20% della relativa garanzia fideiussoria;
- un aumento dei ricavi del 23% secondo il Diversity Brand Index.
E dopo il successo dello scorso bando, il Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha stanziato un’importante somma in favore delle imprese, da quest’anno anche se soltanto titolari di partita Iva, che decidono di intraprenderlo, con Unioncamere in qualità di attuatore.
Risorse disponibili
Andando con ordine, sul piano delle risorse, con l’avviso pubblico, disponibile fino al 18 aprile, e’ stata messa a disposizione una seconda tranche di circa 2,5 milioni di euro, sui complessivi 8 milioni disponibili a valere sui fondi del Pnrr. Lo scorso anno, la tranche ammontava a circa 4 milioni.
Nello specifico, hanno formulato domanda di finanziamento: 1.699, provenienti da imprese che operano nel 39% dei casi al Nord, nel 33% nel Mezzogiorno e nel 28% al Centro. Roma spicca per il maggior numero di candidature (246), seguita da Napoli (84), Milano (77), Torino (68) e Bari (56).
Presentazione delle domande
I contributi verranno concessi con procedura valutativa con procedimento a sportello, in base all’ordine cronologico di presentazione della domanda a partire dalle ore 10 del 26 febbraio 2025 alle ore 16 del 18 aprile 2025, salvo anticipato esaurimento delle risorse disponibili.
Servizi finanziati
Sul piano dei servizi finanziati, essi sono di due ordini: uno di assistenza tecnica e accompagnamento alla certificazione, l’altro di emissione del relativo bollino.
La condizione è che siano svolti dagli Organismi di Certificazione iscritti presso l’apposito albo.
Per il primo ordine di servizi, è prevista l’assegnazione di un contributo per ciascun soggetto fino a 2.500 euro sotto forma di supporto all’utilizzo dei tools informativi, azioni di affiancamento erogate da esperti appositamente selezionati per l’implementazione del Sistema di gestione per la parità di genere, monitoraggio degli indicatori di performance, definizione degli obiettivi strategici e pre-verifica della conformità del Sistema di Gestione.
Come noto, infatti, le linee guida Uni/PdR 125:2022 sulla certificazione per la parità di genere, la cui natura è quella di una prassi, si dipanano lungo due principali traiettorie. La prima è quello dell’assessment: una sorta di fotografia istantanea sugli eventuali progressi già compiuti da chi si approccia alla certificazione. La seconda, la c.d. parte sesta, riguarda invece la predisposizione dell’action plan: la documentazione “di nuovo conio” necessaria per il conseguimento del bollino. Ad esempio, istituzione di un Comitato Guida, piano di prevenzione contro le molestie, definizione di un budget, aggiornamento del sistema di gestione.
Per il secondo ordine di servizi, invece, e dunque per il rilascio del bollino di certificazione, è prevista l’assegnazione di contributi fino a 12.500 euro.
Soggetti ammessi
Infine, sul piano dei soggetti ammessi al finanziamento, deve trattarsi di:
a) imprese micro, piccole o medie con in pianta organica almeno un dipendente;
b) o semplicemente titolari di partita Iva attiva;
c) con sede legale e operativa in Italia o domicilio fiscale in Italia se titolari soltanto di partita Iva;
d) nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, che non siano in liquidazione volontaria, né siano sottoposti ad una delle procedure individuate dal Codice della Crisi e dell’Insolvenza, di cui al d.lgs. n. 14 del 2019 (liquidazione giudiziale, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo ad eccezione di quello con continuità aziendale);
e) non scontino cause di divieto, decadenza o sospensione di cui all’articolo 67 del d.lgs. n. 159 del 2011 e successive modificazioni; (c.d. normativa antimafia);
g) non scontino procedimenti amministrativi connessi ad atti di revoca per indebita percezione di risorse pubbliche;
h) siano in regola con l’adempimento previsto dall’articolo 46 del d. lgs. n. 198 del 2006 (c.d. Codice delle Pari Opportunità) “Rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile” (per le sole imprese che occupano più di 50 dipendenti);
i) siano in regola con le assunzioni previste dalla legge n. 68 del 1999 in ordine al diritto al lavoro dei disabili, in materia di collocamento mirato.
In definitiva, nel nostro Paese restano incentivate le politiche per l’inclusione della persona, e quindi la certificazione per la parità di genere che si iscrive nell’ambito di esse.
Includere del resto equivale ad un moto di prossimità verso la persona. Quello che avevano immaginato i Padri Costituenti con l’articolo 3 della Carta. Ed è dovere della Repubblica rimuovere gli ostacoli che si frappongono ad esso. Anche se sono contrari i venti che soffiano sullo scenario internazionale.