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Contestazione disciplinare e tempestività

La Corte di Cassazione, ordinanza n. 2869 del 31 gennaio 2022, statuisce che la tempestività della contestazione disciplinare rappresenta elemento costitutivo del diritto di recesso del datore di lavoro, in quanto la mancanza di immediatezza rispetto al fatto contestato potrebbe indurre a ritenere non grave o meritevole di sanzione il comportamento tenuto dal lavoratore.

Nel caso in oggetto due lavoratori impugnavano il licenziamento intimato dal datore di lavoro in seguito all’accertamento di un furto di beni aziendali. Mentre il Tribunale rigettava il ricorso dei lavoratori, la Corte d’Appello, in riforma della sentenza di primo grado, dichiarava l’illegittimità dei licenziamenti intimati ai ricorrenti, ritenendo che la contestazione disciplinare avvenuta ben tre anni dopo l’evento di furto non potesse considerarsi tempestiva e pertanto lesiva del diritto di difesa riconosciuto al lavoratore.

Il datore di lavoro, condannato al pagamento dell’indennità risarcitoria onnicomprensiva determinata in quindici mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto per ciascun lavoratore, ricorreva in Cassazione.

La Suprema Corte afferma che il principio della tempestività della contestazione non si configura unicamente come il presupposto di un corretto iter procedimentale, ma al contrario rappresenta presupposto necessario per garantire al lavoratore una difesa effettiva dalle accuse mosse dal datore di lavoro, che lo sottragga al rischio di un arbitrario differimento dell’inizio del procedimento disciplinare da parte di quest’ultimo.

La violazione di tale principio quando assume il carattere di notevole ritardo, non giustificato, determina l’affievolimento della garanzia del diritto di difesa del lavoratore. Secondo i Giudici di legittimità, sarà quindi onere del datore di lavoro dimostrare le ragioni impeditive della tempestiva della contestazione disciplinare.

Per le ragioni esposte, la Corte di Cassazione rigetta il ricorso del datore di lavoro.