La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Turchia ed accolto il ricorso di una lavoratrice (Ric. n. 35786/19), licenziata per dei “like” su alcuni post su Facebook che denunciavano la compromissione della libertà, riferendo di episodi repressivi, evocando giustizia ed esortando il popolo a reagire. La Corte di Strasburgo, accogliendo le ragioni della lavoratrice, ha affermato che un provvedimento come il licenziamento, irrogato per il solo fatto di aver messo un “like” ad un post sui social, neppure condiviso dalla lavoratrice, risulta non soltanto sproporzionato, ma anzi lesivo della libertà di espressione di cui all’art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Ad illustrare il caso e la decisione della sentenza è Pasquale Staropoli, Responsabile della Scuola Alta Formazione della Fondazione Studi, su Repubblica.it evidenziando come l’episodio ha evocato immediatamente un fatto simile accaduto pochi mesi fa in Italia, quando un operaio dell’Ilva è stato licenziato per aver postato anche lui su Facebook un commento polemico che, facendo riferimento ad una fiction televisiva e collegandola direttamente all’esperienza della sua azienda, dava degli assassini ai suoi datori di lavoro, dichiarandoli dolosamente responsabili delle morti dei bambini di Taranto.